Era così clamorosamente retrogrado, “reazionario”, Henryk Gorecky nel 1976, che tutti i suoi colleghi lo prendevano in giro, mentre noi eravamo tutti indaffarati a fare i conti con Stockhausen, con Nono. Questa eterea sinfonia, nel frattempo, si è diffusa come l’aria in tutto il mondo, amatissima ed ascoltatissima.
Buffo come anche in musica ci siano gli stessi equivoci di ogni moda, gli stessi corsi di ogni altro costume, incessantemente rinnovati da quella ineffabile qualità che è la “musicalità”, quella che alla fine della giornata ci da l’indicazione più chiara su quel che vogliamo ancora ascoltare.
Perchè se ogni struttura stilistica, ogni differente modo di fare le cose anche in musica, è la forma di un sistema ideologico più o meno coerente, più o meno strutturato, è vero che spesso non ne siamo consapevoli, ed amiamo forme che non corrispondono affatto a chi crediamo di ammirare, a chi crediamo di seguire idealmente.
Attraverso ciò che amiamo, ciò che irresistibilmente ci attrae, entriamo in altre dimensioni, abbiamo l’opportunità di allargare i confini della nostra consapevolezza, della nostra sfera vitale. Nostro compito è imparare tutto il possibile su ciò che ci attrae, formare una dimensione di conoscenza sufficiente a prenderci cura in modo competente di ciò che amiamo, sostenerlo e perpetuarlo.