Lo scopo della tecnica di produzione fonografica, quella cioè finalizzata alla realizzazione di una serie di registrazioni musicali stilisticamente e cronologicamente coese, al fine della rappresentazione di un particolarissimo evento ripetibile nel tempo, della cui consistenza originale non sappiamo nulla e che risulta dai processi di ripresa, montaggio e riduzione utile ai nostri mezzi personali è questo: la perfetta coincidenza di composizione, esecuzione e sentimento in un luogo tecnicamente adatto alle stesse, in presenza cioè della tecnologia necessaria, senza che questa debba in nessun modo intralciare il processo.

Può sembrare tutto molto banale, finchè non si osserva attentamente il lavoro dei grandi produttori. Qui il passo è ulteriore: la padronanza della tecnologia e della psicologia dello studio di registrazione, la fluidità resa possibile dall’ambiente ideale, nei tempi e nei modi congeniali ai musicisti piuttosto che a chiunque altro, ha reso possibile per il produttore l’essere completamente parte del processo creativo che solo un gruppo competente ed emotivamente stabile può procurare. La figura del produttore perfetto coincide con quella del musicista fluido e responsabile, capace di guidare il gruppo alla massima intensità e consegnarne integralmente il suono a noi.

Balmorhea – Constellation – 2010 
Brian Eno – Small Craft On A Milk Sea – 2010
Black Dub – 2010
Neil Young – Le Noise – 2010
Teho Teardo – Soundtrack Work 2004-2008
Giovanni Sollima – Works – 2005
Paki Zennaro – Private Soundtracks. 1 – 1998

C’è però un equivoco profondo nella percezione dell’azione musicale nel suo insieme, oggi: che la musica non sia sufficiente a cambiare il mondo. Sono sempre incuriosito da come stupidaggini come questa trovino diffusione e condivisione nella cultura popolare. Ogni mondo è una struttura talmente delicata e transitoria da mutare al completamento di una qualunque struttura armonica, al battere di qualunque ritmo.

The Unforgettable Fire – U2 – 1984 
Hejira – Joni Mitchell – 1976
My Life in the Bush of Ghosts – Brian Eno – David Byrne – 1980
Brilliant Trees – David Sylvian – 1984
On Land – Brian Eno – 1982
Discipline – King Crimson – 1981
Bitches Brew – Miles Davis – 1970
Oh Mercy – Bob Dylan – 1990
Devils and Dust – Bruce Springsteen – 2005

L’apparente futilità di un approccio eclettico alla produzione musicale contemporanea è negata da uno sguardo più ampio. Questo è il tempo dell’intelligenza tra forme diversissime, tutte accomunate dalla stessa qualità musicale, che è definita in sè stessa dall’ascolto integrale e competente. Ciascuno di questi artisti è strettamente connesso all’altro dalla stessa attitudine inclusiva e diffusiva. C’è spazio per cose più segrete e misteriose così come per le efflorescenze più evidenti, in un concerto pansonico ed in progresso continuo.

Gone to Earth – David Sylvian – 1986 
Dragon Dreams – Issa – 2008
Indian War Whoop – The Holy Modal Rounders – 1967
Ummagumma – Pink Floyd – 1969
Making Music – Zakir Hussain – 1986
Alina – Arvo Part – 1999
Octopus – Gentle Giant – 1972

C’è il caso in cui una partenza riuscita sottotono può essere riveduta e corretta da chi abbia orecchie e struttura intuitiva adatte a farlo, per una fatale conincidenza di fattori, trasformando la qualità in essenze superiori, lentamente, attraverso una visione prismatica e focale, contemporaneamente. Un buon produttore è, mentre si carica la responsabilità di consegnare un prodotto, soprattutto un facilitatore di processi. L’esempio di Unforgettable Fire o di Remain in Light è il primo che mi viene in mente, altri ne troverete facilmente in queste brevi note.

Lanquidity – Sun Ra – 1978 
Hounds of Love – Kate Bush – 1985
In Cerca di Cibo – Gianluigi Trovesi Gianni Coscia – 1999
Eli and the Thirteen Confession – Laura Nyro – 1967
Five leaves left – Nick Drake – 1969
On the corner – Miles Davis – 1972
Beauty and the Beast – Wendy Carlos – 1986