Nell’evoluzione del nostro quotidiano, tra sensitività e memoria, le schermaglie lasciano sempre più vuoto il campo. La nostra vita autentica si svolge in un luogo rarefatto, in cui le premesse ideologiche lasciano spazio ad un sempre maggiore disincanto. E’ sempre la musica, la sua onda estranea ad affermarsi, il musicista può soltanto accettarla, esattamente come l’ascoltatore. Qualunque affermazione personale da parte del musicista è una questione di stile. Noialtri possiamo, abbandonate le dovute cautele, infilarci nel ventre sacro della musica e farci penetrare.

Il vero ascoltatore è un essere umano più che perfetto, capace di intendere e di volere, di scegliere e discriminare. Il musicista a sua volta è un ascoltatore privilegiato, l’ascoltatore primo per così dire. Per questo è facilissimamente destinato ad incarnare il capro espiatorio, agnello sacrificale in queste nostre civiltà assetate di sangue, in queste società dei consumi che sono le società dello sterminio. La musica si afferma nel mondo, sia resa grazia al cielo, proprio mentre il musicista si distrae dall’ammirare sè stesso nello specchio e si decide a guardare diritto davanti a sè.

Il ruolo del musicista è quello di un selettore, più ancora che di un cercatore. Egli certifica ciò che è necessario per il benessere della nostra anima terrestre. Incatenato da quella passione che inestricabilmente ci lega al nostro operato mondano, imperdonabile come ogni percezione aldisopra della nostra testa, inevitabile come ogni espressione che solo un incantamento sacro renderà al naturale perdono, essere musicista è prima di tutto sospendere il giudizio su sè stessi, per affrontare l’universo.

E’ un destino gramo, quello dei musicisti, che danno corpo, fiato e sostanza a ciò che sarebbe inesprimibile, aprendosi in questo modo ad un fuoco eterno tanto di nutrimento quanto di sofferenza, e tutto questo solo per costruirsi un’anima, suprema arroganza. La nostra compassione si deve spingere fino alla comprensione completa, fino al rendere musicisti noi stessi. L’apprendistato umano consiste di ascolto, molto più che di affermazione, di pazienza, ancora più che di scelte, di accettazione del dolore, di sospensione del giudizio. Infine: di sublime azione.