Esiste un modello ambientale che può aprire porte percettive al territorio descritto dalla scuola di scienziati della Complessità come l’orlo del caos. All’orlo del caos ordine e disordine oscillano bilanciandosi. L’idea del mondo instabile fra il divenire e la sua impossibilità è applicabile all’arte, alla musica ed alla tecnologia tanto quanto suggerisce profonde implicazioni per lo studio delle organizzazioni sociali, per la gestione dell’ambiente, l’economia o la meteorologia.

La misteriosa cuspide fra l’ordine ed il caos, dove tutta la vita sembra realizzarsi, è il centro focale del nostro progetto: forse dobbiamo immaginare giardini giapponesi intangibili.

David Toop

La caratteristica organica degli spazi che immaginiamo implica naturalmente un qualche fenomeno di crescita e di decadimento, che sono indicatori sempre molto auspicabili della “eticità” di una azione artistica (ma anche economica, politica, organizzativa). La maggiore difficoltà che si presenta all’ascoltatore di musica registrata, prodotta e preconfezionata è l’assurda ripetizione che è, quasi inevitabilmente, straniante.

Ugualmente, se qualunque ambiente registrato in forma definitiva ha, per definizione, già cessato di esistere: la riproduzione non emula più qualche cosa di esistente, se non sè stessa, e nessuna condizione naturale in atto è più paragonabile. Questa profonda dicotomia tra suono registrato e suono “naturale” ed in atto ci costringe ad una forzatura che, in senso antropologico, determina ogni futura qualità del nostro ascolto, oltre che della nostra produzione.

L’esperienza della riproduzione è una delle più rilevanti, per noi, immersi in un intero oceano di suoni illimitatamente riproducibili. L’esperienza del suono ambientale, psichicamente ed emotivamente oltre che fisicamente, appare quasi insolita, esclusi i quotidiani rumori urbani ed industriali che si impongono di prepotenza. Abbastanza comunque da sorprenderci nella sua magnificenza ed assoluta peculiarità. Il suono riprodotto è, insomma, la norma e non l’eccezione.

Un suono riproducibile, all’opposto del suono naturale ed impermanente, non è soggetto a corruzione e caducità, almeno entro i tempi ragionevoli per la nostra attenzione. L’ascolto del suono riproducibile porta la mente, quindi l’intera dimensione emotiva e pure fisica, oltre i limiti antropologici e storici. La frammentazione semantica globale entro la quale viviamo immersi rende la nostra esperienza umana priva di precedenti, mentre rende la nostra condizione esperienziale e mnemonica del tutto particolare.

Di qui, nell’evolvere della nostra modalità di organizzazione sonora, la necessità di tecniche compositive sostanzialmente più complesse. La prospettiva sonora si approfondisce fino a diventare multidimensionale, di modo che, al riascolto l’attenzione si possa spostare attraverso i varii piani la cui densità era sfuggita, nel processo di primo ascolto. L’organicità dell’insieme è data dallo svolgersi di prospettiva, quindi di sfondi, sempre rinnovati.

Future Sound of London – Lifeforms – 1994
Jimi Hendrix – Electric Ladyland – 1968
Amorphous Androgynous – Tales of Ephidrina – 1993
David Toop – Spirit World – 1997
Fripp & Eno – The Equatorial Stars – 2004
Various artists – Haunted Weather – 2004
The Orb’s Adventure beyond the Ultraworld – 1991

Music is Madrugada by Marco Lucchi