Se la relazione dell’esecutore con il proprio strumento è una relazione carica di dedizione, emozione e dipendenza, non è sempre così per il compositore che spesso, anzi, è indifferente alla speciale tecnologia a disposizione. Non che un compositore non si occupi di timbri, di equilibri e di distribuzione dei carichi, ma egli può slegarsi molto più facilmente da contingenze immediate e limiti economici, può immaginare assetti che non necessariamente sono facilmente realizzabili o affatto opportuni.

La musica elettronica ha spostato del tutto il campo di azione del compositore, liberandolo da impianti arcaici e anacronistici che non sono più necessari. E’ molto interessante, in questo senso, come il gusto comune sia sintonizzato molto spesso su questi impianti antichi e sgradevolmente datati, come il desiderio di una parte di ascoltatori sia orientato all’utilizzo di mezzi e dimensioni del tutto insostenibili in una economia normale.

L’organo portatile è forse il più sintomatico di tutti gli strumenti elettronici: nato ad imitazione dei grandi organi europei, antichi ed idiosincratici, figlio minore e modesto di quelli inarrivabili ed inamovibili behemoth, emerge scintillante in nuovi contesti e nuovi generi, sempre legato più o meno a quelli, ad una immagine stereotipata ed ingiustamente consueta. La tastiera dell’organo a canne fu l’ultima ad adeguarsi alla scala temperata, sarà anche l’ultima ad estinguersi, come interfaccia familiare e consolante.

Fu Laurens Hammond a trovare il bandolo della matassa: forte di chiare idee e nozioni di bilancio fu il primo ad avere un vero successo commerciale, uno scopo preciso nel profitto, ottime idee di manifattura ed un importante senso delle priorità. La tecnologia di un trautonium raffinato basata sulle tonewheel orientate ad una elementare sintesi additiva, l’appiattimento delle tastiere concave in senso dell’economia portarono gli strumenti in molte chiese statunitensi già dal 1935, dove i bluesman le ascoltarono, i jazzmen le ereditarono, fino al rock.

Ma in definitiva furono i compositori più rilevanti a fornire le giuste indicazioni agli inventori, ai tecnici, agli ingegneri, che non potè esserci mai sinergia migliore. Il primo iperstrumento, costruito con l’intento di sostituire l’apparato orchestrale cioè, e non soltanto per aggiungere colore o variazioni decorative, fu il Mark II della RCA a Princeton, completato nel 1957. Il suo principale utilizzatore fu Milton Babbitt, pare l’unico capace di sopportare i tempi biblici di elaborazione e forse l’ambiente stesso di lavoro.

La prima parte del XX secolo ha più a vedere con l’evoluzione di strumenti elettronici che con quella dell’ars electronica. Per la gran parte questi strumenti avevano poco a che vedere con idee musicali innovative e furono utilizzati spesso solo per sostituire e integrare le usuali tecniche compositive, Cahill per esempio, che era interessato soprattutto alla diffusione della musica, utilizzò le overture di Rossini e molta altra musica estremamente popolare. Probabilmente le uniche ad essere ancora oggi utilizzate sono le ondes Martenot.

music: Jon Hopkins London, Britain (UK)