Anche la mente occidentale moderna, quella derivante dal pensiero platonico e aristotelico mutuato dai grandi pensatori arabi, anche nelle sue manifestazioni più recenti, purchè prive di un’eccessiva enfasi illuminista o di fumisterie romantiche, chiede assiomi. La composizione musicale moderna, dalla fine del settecento quindi almeno, mira ad una considerazione estatica ed elegiaca, ad una epica meditativa o celebrativa che ha assunto via via forme e contenuti differenti, sempre restando tesa sui fili della contemplazione autoptica ma senza mai prescindere dal procedimento assiomatico, pena l’inintellegibilità.
La relazione tra mente umana (sia in termini ordinativi che, successivamente ed in misura molto più ridotta, in quelli creativi) ed intelligenza artificiale ha dismesso da tempo l’idea dei dati grezzi organizzati in pacchi atti ad essere digeriti da una struttura di calcolo. La teoria di Newell e Simon su macchine logiche teoriche era riferita, per esempio, ai modelli di intelligenza artificiale di Alan Turing. Tale relazione, fondata sull’esperienza ordinativa cui i calcolatori primitivi erano destinati, pur rimanendo poggiata su una logica assiomatica perfettamente comprensibile nella nostra cultura, necessita di assumere ben altre suggestioni.
L’idea che i processi di composizione siano solo algoritmici è un’idea desueta. Nei sistemi assiomatici attuali esistono metodi di prova che possono essere algoritmici (esaustivi e precisi) o euristici (intersecati ed incerti). Per esempio, gran parte dei processi di trattamento delle informazioni casuali, basate cioè su un campionamento azzardato, insieme ai progetti e decisioni prese fuori linea, sono essenzialmente euristici di natura. Gli algoritmi da soli, insomma, non possono generare intelligenza. Viceversa la programmazione euristica (che lasci cioè spazio all’azzardo) fornisce risultati che sono insieme efficenti ed intelligenti.
Una volta di più l’intelligenza si mostra essere qualcosa di più che semplice sintassi o un modello di analisi e risoluzione. La descrizione di un sistema attraverso assiomi (o postulati) e teoremi e regole di influenza somiglia molto al piano progettuale con cui si descrive una macchina, la quale, nei suoi effetti, è ben altro che un gelido elaboratore di funzioni. Se ammettiamo, come ebbe a dire Edward Feigenbaum che “Il sapere nei sistemi esperti è una mescolanza di fatti, pregiudizi e credenze e ancora più importante: di strategie euristiche” è facile intuire, per esempio, che l’algebra booleana è un sistema assiomatico tanto quanto la geometria euclidea.
Che il sapere sia puramente informazione che può essere formalizzata, codificata e quindi programmata nei linguaggi di calcolo è la chiave della modellazione cognitiva. Sappiamo oggi che le vie più complesse e sofisticate, orientate alla soluzione di problemi, quali la discriminazione fra dati rilevanti e la dismissione di quelli irrilevanti ha fondamentale importanza, e che la mente umana opera proprio in questo modo. Per un compositore che miri alla qualità musicale, esperto nella sua visione e non troppo specializzato, l’intelligenza con l’ambiente emotivo e tecnologico è tutta ritmata su un sapere indefinitamente sofisticato, semplicissimamente musicale.
Music: m. fischer, Portland, United States