Facile ridurre l’azione della musica elettronica a meccanismo automatico. In effetti ciascun approccio ad un qualunque strumento musicale può essere ridotto allo stesso modo, ciascun strumento è una macchina. Nel lavoro quotidiano del musicista, aldilà della meccanica applicata in uso, emerge una calistenia che in grande parte è determinata dalla qualità meccanica del suo strumento. Altrettanto ovvio è che è l’interazione fra macchina e gesto umano, che genera il suono organizzato attraverso condizioni e leggi che vengono strutturate soltanto dalla musicalità, tutto quello che ci interessa.

La musica raccoglie ogni qualità istantanea: fisica, metafisica, economia e politica sono esemplificate interamente nel gesto musicale. In uno spazio indeterminato e privo di contingenze, quello cioè che il musicista costruisce intorno a sè in condizioni normali, ogni struttura ideale e pure pratica è possibile. La macchina utile in quello spazio è qualificata dalla interfaccia a disposizione, l’evoluzione di questa interfaccia rimane immatura e approssimata solo perchè la domanda dei musicisti è ridotta. Eppure, un qualunque virtuosismo futurista riguarda l’uso di tali interfacce.

La macchina genera la macchina. La visione futuristica di Marcel Duchamp riguardo le macchine allegoriche è un vero matrimonio tra materia e spirito, arte e tecnologia: “lo spirito è la sposa”. Duchamp inventò una nuova propria fisica, certo più vicina a quella di Alfred Jarry che a quella convenzionale, una ingegneria a quattro dimensioni che andò oltre a qualunque rigidità assiomatica e razionale di una legge scientifica. Uno dei lavori importanti di Duchamp: “Il grande vetro della sposa denunata dai suoi celibi” (1915-23) rappresenta il più difficile e misterioso di tutti i domini: il fenomeno quadridimensionale del sesso.

Music: 12k pound ridge, United States