E’ materia sfuggente l’analisi della memoria, del ricordo e della disciplina sentimentale da questo provocata. Pure, la nostra intera storia individuale, oltre che quella identitaria e di comunità, è un tessuto di impressioni mnemoniche, di orditura e continua ricostruzione di una memoria sottile ed evanescente. La natura del suono, invisibile ed impermanente, è quella che meglio descrive anche l’ordine cui ci riferiamo come appartenenti ad una definizione economica, ecologica ed ambientale, così mobile ed indeterminata. Le categorie culturali, in fondo, a questo servono: a procurare una illusione di stabilità laddove domina l’incertezza, una parvenza di coesione dove ogni frantumato dettaglio sembra posseder vita propria, un proprio arbitrio e libera possibilità di scelta.
I segnali elettrici che vengono condotti al cervello dalle fibre nervose auditorie sono come gli impulsi che attivano un computer. Non sono suoni in sé stessi: sono simboli di suoni. In tale ruolo evocano reazioni differenti nelle varie sezioni del cervello che governano le risposte. Sono ben poche le caratteristiche oggettive di un suono: ciò che rende un suono ricco e completo sono le sue caratteristiche interne di suggestione ampie e non troppo determinate. Il suono di una corda pitagorica risuona in un ambiente fisico tanto quanto emotivo, lo percepiamo cioè ampiamente filtrato dalla nostra esperienza. Il tono, il timbro e perfino il tempo sono il risultato dell’intelligenza fra il produttore del suono e l’ascoltatore.
Il cervello ha un centro della memoria del suono che comincia ad accumulare suoni perfino prima della nascita. Siamo capaci di distinguere fra 400.000 segnali. Le capacità di discriminazione, di elaborazione e di risonanza interna di un suono possono essere estesissime, di una estrema finezza e varietà. Ancora, il suono possiede una struttura armonica interna, che ne determina il timbro, la quale si inviluppa nel tempo, che ne modifica il timbro. La tonica può essere chiara anche solo nel momento di attacco e poi allargarsi, in una ricchezza verticale che si completa nel tempo, diventando orizzontale. Partecipiamo alla definizione di ciascun suono venga percepito, ne siamo responsabili come ascoltatori, come genitori del suono stesso.
E’ nel cervello che il viaggio del suono si completa, un istante dopo inizia il processo di cui l’ascolto e la memoria del suono diviene la chiave di tutte le comunicazioni. Il cervello ben allenato può costruire edifici di risonanza, espansioni cromatiche illimitate, può estrarre armoniche secondarie e portarle al centro. In un certo senso tutti gli elementi della produzione del suono, che caratterialmente lo mutano anche in modo importante, sono pietre con cui si sostengono archi, trabeazioni e ogni sorta di ardita estrusione l’ascoltatore voglia immaginare. Ci occupiamo spesso delle responsabilità dell’ascoltatore, qui da noi, consideriamo la rilevantissima posizione d’ascolto infatti il naturale, giusto e necessario completamento di una azione del tutto trascendentale qual’è quella musicale.
music: frolicfon – keiichi sugimoto, tokyo, Japan