E’ un mondo luminoso, quello di Enrico Coniglio, per quanto glaciale il suo terreno di esplorazione possa essere. Ed è pure carico di speranze evanescenti e pulite, attraverso le quali si arriva facilmente a poggiare i piedi su quelle isole effimere che appaiono e scompaiono nella nostra laguna veneziana. Sono luminosi i suoi suoni rarefatti quanto competenti, grazie ai quali si slitta in una dimensione pregna di familiarità anzichè di esotismo, di grazia anzichè di inquietudine. Una apparente e forse concertata lungimiranza la sua, come se questi amabilissimi splendori sonori fossero qui per restare.

E’ una nuova generazione questa, di esploratori di un ambiente mutato, privo di fardelli obsoleti e grevi che rendono il suono radicato in tradizioni inutili. La scoperta qui è tutta nuova, leggera, brillante. Un’onda mediterranea mancava del tutto al nostro panorama e, se pure lo sguardo intende essere nordico e gelido, traspare una dolcezza ed un morbido élan quasi antico, in queste nuvolose terre appena trovate. Una transumanza aquatica e naturale, attraverso terre deserte abitate da germi e spore del mondo prossimo venturo, un mondo evidentemente già percepito, in qualche modo misterioso.

Particolarmente amabili sono le incertezze, questi sfuggenti glitches che distinguono le anime candide da quelle soltanto ingenue. Maturo e solido l’incedere degli strati acustici trouvèes uno sull’altro, in una decantazione elettroacustica che sembra non voler cessare mai. Credo sia una esperienza preziosa quella che informa certi scricchiolii che in queste composizioni sono il centro reale dell’immagine, credo che le intuizioni che generano le crepe nel muro della presentabilità siano dovute alla luce, che consuma il mondo mentre esso si dissolve.

Forse non c’è solo una grande teoria acustica dietro a queste composizioni, forse è già arrivato il tempo in cui queste musiche transdimensionali incarnano il suono del pensiero naturale. L’era glaciale che scienza e tecnologia stanno attraversando, però, rende necessaria una meditazione importante sulla realtà sonora che ci circonda. Assistere all’evoluzione di queste scene ultrasoniche, sia dalla parte dell’autore quanto dalla nostra, consiste della consapevolezza che il filo che connette l’organo percettivo alla corteccia cerebrale arriva molto più in là: fino al cuore stesso della nostra comunità.