La semplicità di struttura e vocabolario, la ferma e diretta esposizione, il contenuto sociale privo di orpelli e di immagini sofisticate, il potente radicamento nella coscienza popolare procuravano la definizione di musica folk, nel 1962. Dylan apparve come l’incarnazione ideale, ben poggiato sull’uso e sul costume del suo paese, e trovò in città l’ambiente perfetto: intellettuali e artisti che se la cavavano già bene, appena usciti dal terrore politico degli anni cinquanta, pronti per un futuro di consumo e liquidazione dell’esperienza culturale.
Il processo pareva funzionare: John Hammond, dirigente scolpito nella roccia della solidissima Columbia Records, già scopritore di talenti intoccabili, vide il giovane e gli propose un contratto durato fin qui quasi cinquant’anni. Si usava allora depositare le opere di ingegno musicale presso un editore che si sarebbe occupato di farle interpretare da cantanti appropriati e già affermati, e di questo si tratta qui: di operine immature e appena abbozzate, prive in sè di qualunque ambizione produttiva.
Gli autori stavano agli ordini di questi editori, più che degli agenti discografici. A Manhattan la loro comunità se ne stava al caldo al Brill Bulding, nel distretto di Tin Pan Alley all’incrocio di Broadway con la 49th. Al contrario, Woody Guthrie, Josh White, Leadbelly potevano contare solo sulla protezione dell’affezionato e qualificato pubblico degli appassionati intellettuali, quasi tutti residenti sull’isola, e fino ad allora erano stati spesso emarginati dalla politica no dogs, no irish, no blacks. Comunque, tra le follie del Village questo provinciale del Minnesota ci stava proprio bene.
Ascoltata oggi, questa serie di nastrini per addetti ai lavori risulta profondamente genuina e luminosa. Non che si aggiunga nulla alla incredibile serie di raccolte a nome Dylan (otto in cinque anni) pubblicate fra il 1962 e il 1967, ma immergersi nella casualità di colpi di tosse, interruzioni e note didascaliche pronunciate dallo stesso cantante ha un sapore di intimità e crudità che improvvisamente pare imprescindibile. Qui in qualche modo perdoniamo volentieri la raffazzonata tecnica produttiva cui la casa indulse, data la prevedibilmente limitata diffusione, nelle opere ufficiali (le stesse che vengono continuamente ripubblicate in ogni sorta di lussuosa edizione dalla Sony).
imprescindibile.
per usare una delle tue (necessarie) parole.
a presto
borguez