Questa musicalissima nazione è praticamente priva di una struttura in cui allevare tale qualità sonora. Anche in questo senso siamo stati un esempio per il mondo che ci segue volentieri. Queste equazioni benedette collimano perfettamente con il viavai quotidiano che si è preso, peraltro senza vantarsene, il posto della musica. Esempio ideale di vita, di condotta e di direzione, questi modelli musicali sono perciò destinati ad una obsolescenza fatale. Siete formalmente incoraggiati a prenderne atto, oppure uscite e tentate di procurarvi questa bella edizione.

E’ una specie di miracolo, la popolarità che quest’uomo riesce ad ottenere soltanto mercè la sua trascendente capacità di mantenere un suono luminoso, eccitante, carico di energia e speranza. Nessuno osi più parlare di povertà del panorama regionale, davanti a lavori come questo, chè qui si rappresenta un paese celeste, quello che le cronache non sono capaci di intuire, un paese in cui l’esercizio della capacità mnemonica porta ad una celebrazione importante, oltre che bellissima. Facile immaginare un’eco estesa di conseguenza a questa affermazione sonora, facile prevedere sommovimenti tellurici.

E’ davvero uno strumento principe, il violoncello, così compatto e potente, preciso e volante. Ciascun musicista sogna di possedere questa ampiezza di possibilità dinamiche ed espressive, questa capacità di commuovere così definitiva. In più c’è la performance solitaria, come di un Casals redivivo che non tema nulla nel tempo e nello spazio, come un sopravvissuto ben equipaggiato di epoche più silenziose, in cui un’affermazione così fiera poteva riflettersi ovunque, nelle sale apposite come fuori da ogni finestra, su selciati sporchi come su torri inviolate.

Dovrebbe essere un esempio per ciascun essere senziente, questa eroica avventura terrestre e velocissima. Si dovrebbe imitarne la levità e l’azzardo, nel tentativo energico di definire la direzione, ma pure la pacata serenità femminile, chè niente di meno ci aspettiamo da un musicista maturo e responsabile. Si dovrebbe accostarsi a questo fiume di note come quei ballerini che vidi una volta, alla fondazione Cini sull’isola di San Giorgio, che pur avendo constatato l’impossibilità del salto con cognizione di causa, nondimeno lo compivano, senza tremori o viltà.