All’intersezione diretta tra la costruzione del suono e quella della luce, qui si trova la questione di cui questo lavoro è la risposta. È un lavoro minore, nel curriculum dell’autrice, quasi uno studio preparatorio, realizzato com mezzi estemporanei, che intendeva preludere a qualcosa che fosse più di una semplice meditazione.
Quella di questa donna è una specialissima disposizione puntillistica, l’intera accademia in punta di dita, e la spregiudicatezza che solo gli artisti americani del dopoguerra possiedono, hanno reso possibile un corpus compositivo eclatante, estatico.
Ma mi piace pensare alle opere d’arte “economiche”, costruite con il massimo risparmio di mezzi cioè, senza che il risultato sia facilmente liquidabile come “minimale”. Ed il suono di questo lavoro non ha proprio nulla di minimo, estensivo, maestoso e celeste com’è. Il valore di opere come questa sta altrove, in una Purezza che può derivare soltanto dalla dedizione totale, quando lo scopo è chiaro e preciso.
Questo modo di lavoro è riservato agli spazi alti della composizione musicale, riguarda compositori riconosciuti ed esecutori eccelsi, cosa che Wendy Carlos, per un certo periodo, è stata. Ma rifiutiamo ogni ipotesi esclusiva, e consideriamo questa musica definitivamente popolare, perché abbiamo bisogno di mezzi che ci riuniscano, che ci diano la sensazione di essere parte di un mondo di cui non sappiamo abbastanza.
Rimane da sapere se un altro mondo, oltre che possibile, è accessibile, se qualcuno è disposto a pagare il prezzo.
[…] che lo scopo delle mie composizioni favorite, da John Cage a Robert Fripp, da Toru Takemitsu a Wendy Carlos fosse la riconquista dell’innocenza. Sopra all’esistenza, fuori dal tempo corruttore, […]
[…] Music, che ne è l’ipotesi teorica, senza dimenticare mai la prodigiosa e lucidissima Wendy Carlos, nella notte dei tempi del processo di spostamento del fuoco dal soggetto al paesaggio musicale. […]
[…] che soltanto Wendy Carlos si sia spinta così lontano su terreni imprendibili, su vuoti topografici così estesi. Forse […]