In origine c’era la musica Exotica. La meravigliosa scoperta di Les Baxter, del favoloso Esquivel, musiche di fine equilibrismo, di slanciato erotismo e joie de vivre tropicale. Una musica che Hollywood non fu mai abbastanza selvaggia per saperla glorificare a modo, troppo svelta ed elettrolitica per essere compresa nella didattica pseudo etica che è sempre stato lo scopo del cinema. Da lì, ben pochi gli esempi di paesaggio artificiale riuscito, di giusta ambiance per il sogno romantico. Fino a Steve Roach, Michael Stearns, Robert Scott Thompson.
E’ così magnificamente Pop, l’attitudine di questo singolare musicista. Così smaccatamente e spregiudicatamente derivata la sua azione, che non lo si può mai biasimare, specie in mezzo ad una produzione oceanica, mai censurata, perfino dispersiva e confusa. Vola in mezzo a concetti alti, questo Roach, a tentativi velleitari e ottimistici di rappresentazione vulgata. Nondimeno, riesce sempre a recuperare una purezza adolescenziale, così californiana e solare, oltre che una scioltezza ferma e sicura.
E’ questa la vagheggiata Music for the Desert, che riempie la nostra immaginazione fin dai primi anni ottanta? Probabilmente si, se includiamo gli atti molto più sofisticati di Harold Budd grossomodo all’epoca, se consideriamo On Land inarrivabile, se pensiamo che la produzione sconfinata sia consolante. Mi piace pensare ad un oceano di suono e l’opera di Roach questo è: un immenso lago interno denso di suono primitivo, di memorie tribali, di walkabouts infiniti e infantilmente hollywoodiani.
Il suo sound design è fatalmente destinato al cinema, al commento innovativo di immagini che non riescono a reggersi da sole in una qualunque dimensione progressiva. Nulla di male, certo, l’idea di una produzione cinematografica nuova nemmeno ci passa per la testa, ben venga qualunque contributo vitale che sia capace di insinuarsi. Graeme Revell ha accolto con vigore la sua consulenza, incoraggiandolo nel dimensionamento di Heat, e di Pitch Black, per fare due buoni esempi.
[…] descrizione ambientale sonora, questo è un buon atlante di percorsi segreti. Michael Redolfi, Steve Roach, Vidna Obmana e Robert Rich sono alcuni dei maggiori teorici nella definizione di queste mappe, che […]
[…] dotati di una sapienza indecifrabile, ma chiaramente avvertibile. Non c’è lo smarrimento di Steve Roach qui, piuttosto si sente la vicinanza di Harold Budd, del suono dei suoi telegrafi nel deserto. […]