Proprio in mezzo, tra l’avvento dei Pistols e la rivelazione dei Joy Division, molte intelligenze peculiari e vulnerabili apparvero sulla scena. Gli Ultravox di John Foxx, improvvidamente prodotti dal pure mai inopportuno Brian Eno, furono un esempio clamoroso di mancato passo con gli umori dell’epoca, rigidi e spesso fintamente evolutivi.
Mal si adattava il regime totalitario dei punks a questo brillantissimo figuro, sofisticato quanto David Sylvian e dotato quanto Ian Curtis di valenza eversiva.
Altrettanto male si adattava al mercatino del pop d’alto bordo, cui lasciò il suo gruppo in gestione a Midge Ure, e ci ritrovammo tra le mani questo oggettino per nulla malfermo quanto fuori tempo minimo. La musica d’ambiente, così come pure le meditazioni elettrotecniche, si trovava ancora priva della sua naturale leggerezza ed il segmento di mercato non era ancora aperto.
Ugualmente non è proprio un’opera dimenticata questa qui, nemmeno il suo autore lo è, la si può facilmente acquistare in quell’infraspazio in cui noialtri reietti ci deliziamo a vivere. Lontani dai capricci delle multinazionali moribonde e dei loro eroi necessariamente deceduti, immersi nella pace delle nostre dimensioni isolate dai flussi finanziari, possiamo goderci l’autentica rappresentazione della nostra signorile purezza.