
L’ambiente all’interno del quale ascoltiamo la musica è l’ambiente psichico nel quale ci troviamo a vivere. All’interno di questo ambiente molti fenomeni sono inudibili, nelle ampie zone d’ombra della nostra consapevolezza nuove forme di vita stanno prendendo forma. Il rigoglio vitale, che nella musica è incessante, si svolge, qualche volta nostro malgrado, proprio in quelle zone trascurate, oscure, invisibili che compongono la maggior parte del nostro mondo.
La nostra coscienza critica si sforza di stabilire che cosa sia parte del nostro mondo, del mondo che scegliamo e ridefiniamo ogni giorno. La nostra è una resistenza vigile qualche volta, altre volte la distrazione ci impedisce di fare resistenza all’emersione di nuovi fenomeni. Un fenomeno destinato a durare è quello che si è svolto nonostante la resistenza, naturale e culturale, da noi opposta. Forse i nostri motivi sono minori rispetto al fenomeno, oppure gli stessi motivi cedono nel tempo.
Ciò che dà corpo alla musica, all’insieme di suoni organizzati ed armonici che compongono il nostro panorama auditivo, è la stessa forza che dà corpo alla vita. L’inesorabile pulsione erotica che deriva dalla presenza di questa forza genera una vitalità incontenibile, alla quale dobbiamo fare spazio. Nel mondo, nella città, nell’edificio in cui la nostra vita si svolge, la mutazione è incessante, ingovernabile, spesso incompresa. E’ una evoluzione nell’ombra.
La nostra consapevolezza, l’intera coscienza percepita e comprensibile, si trova a volte a dover compiere uno scarto nel tempo. In quel momento non solo i fenomeni più nuovi sono percepiti come inevitabili, ma a volte restiamo immobilizzati a chiederci come mai avremmo desiderato evitarli. La novità, in musica, consiste soltanto della mutazione di questo contesto, consiste solo della nuova qualità della nostra percezione, cambiata nostro malgrado.
Gli edifici, come il cibo, i vestiti e qualunque altro oggetto di scambio, sono strumenti della messa in comune di valori e relazioni che chiamiamo società. Gli apparecchi meno materiali, come le parole e la musica sono spesso oggetto di tentativi di manipolazione in malafede e portano a volte il segno di questi tentativi. Gli edifici, dei quali la manipolazione disonesta è chiaramente visibile nel tempo, possono essere, nel tempo, più chiari di qualunque discorso.
All’interno di un edificio organicamente immaginato, inorganicamente realizzato, si possono a volte venire a creare equilibri di rara grazia e bellezza. Questi equilibri, che nutrono e vengono di ritorno nutriti dalla abitazione umana, nel tempo assumono tratti di qualità inottenibile altrimenti. Un semplice oggetto di qualità si conserva nel tempo, e si da modo, esso stesso, di entrare in questo circolo virtuoso. La musica, come la vita, entra negli spazi di qualità umana, vi risuona e si perpetua.
Interessante.
Ho notato un ragguardevole livello nei tuoi scritti : la sicurezza con cui ti esponi e la forza delle tue analisi, con una profonda concordanza tra architettura, musica, musicologia e filosofia, denotano sicuramente un alta conoscenza di quello che affermi.
Gli argomenti che tratti sono alcuni dei miei principali “divertissement”; per cui mi sono permesso di inserirti nei link del mio blog, sperando nella captatio benevolantiae!
^_^
[…] sembrare tutto molto banale, finchè non si osserva attentamente il lavoro dei grandi produttori. Qui il passo è ulteriore: la padronanza della tecnologia e della psicologia dello studio di […]