Nell’esercizio di un pensiero analogico espresso attraverso forme archetipiche ci si avvia all’imprevedibile. Roba che non è accessibile ai teorici della causalità ed al principio di non contraddizione, tantomeno lo è a storici ed ideologi: solo i musicisti possono permettersi di affrontare l’angoscia, che fatalmente potrebbe investirli.

L’abilità nella creazione di un contesto infuocato ed inafferrabile è stata la caratteristica di questo importantissimo gruppo di mangiacrauti, capaci di intraprendere un’avventura rischiosa e davvero mitica. Il limite stretto della configurazione tipica non è qui in nessun modo tale: la giusta misura condizionale e la virtù della conoscenza di sè stessi sono abrogati in favore dell’immortalità.

Probabilmente non c’è una vera memoria dell’azione di questi navigatori mai compresi. Certo il livello di popolarità raggiunta non è mai uscito dalla voglia sperimentale degli anni settanta, la destrutturazione di qualunque linguaggio popolare ha avuto più fortuna allora, e da allora è stata trascurata: soft machine, gong e i pochi epigoni sono le sole connessioni tangibili.

Va invece ricordata la capacità di trascendere l’ovvio ed il gusto trito di prevedibilissime epiche rock. L’idea specialissima di sviluppo del tema deve molto alle contemporanee o di poco precedenti istanze Bitches Brew o Stimmung, con le quali rispettivamente Miles Davis e Karlheinz Stockhausen indicavano la strada da seguire per emanciparsi dal grigio passato