L’assunto principale a motivare questo lavoro è: presentare completamente il modo di lavoro di un artista nel suo ambiente, dall’artista stesso, che usa come contesto il particolare lavoro che in un momento preciso sta compiendo, insieme ai suoi colleghi, con completezza di errori ed omissioni.
Può sembrare un po’ banale ma qui vi assicuro: non lo è. Conta molto il fatto che Daniel Lanois, l’autore, produttore ed ora editore, sia una star di prima grandezza nel nostro gioco favorito. Conta la presenza di colleghi come Bono e Brian Eno, ma anche di Brian Blade e Garth Hudson, di Emmylou Harris e Willie Nelson, di Darryl Johnson e Anton Corbijn, che completano, arrotondandola per il nostro speciale piacere, questa formidabile opera.
Quello che ci ha insegnato Daniel Lanois, oltre a quel che Brian Eno ci fece e ci fa ancora vedere, è che possiamo cominciare qualcosa qui ora, con i mezzi che abbiamo, con l’esperienza e l’intelligenza che abbiamo, perchè sappiamo poco tutti quanti di quale sia il giusto modo di fare le cose. Perchè sappiamo poco del nostro spazio ma anche del nostro tempo. Tutto andrebbe investigato a modo nostro, senza ascoltare troppo ciò che si dice.
Il generale aspetto da film familiare, sgranato e vagamente inconsistente, aggiunge anzichè togliere, a causa del progressivo affermarsi di un sentimento che è familiare e che fa sembrare l’ambiente di lavoro molto simile al nostro, con la differenza di dettagli abbastanza insignificanti.
Credo che l’affermazione di pretesto possa essere sostenuta molto fortemente, credo che la generosità palpabile qui rappresentata sia l’indice, l’unico autentico indice, del successo ottenuto da questa gente che, slegata da categorie mercantili trite e convenzionali, ha dimostrato che il mercato può essere determinato dalla qualità, non solo di mezzi e metodi, ma anche di impegno ed intelligenza.