Il leggendario sistema educativo inglese, fatto di disciplina e romanticismo, sentimentale quanto autocratico in un isola piccola che ancora riceve riflessi importanti da un impero grande quanto il mondo. Tutto questo è responsabile dell’apparizione di questo uomo luminoso. Ugualmente, tutto questo è anche responsabile della sua scomparsa.
Nessuno come Nick Drake mi ha mai suggerito così precisamente l’irrilevanza di un individuo. Non riuscirei, ancora oggi, davanti alle aumentate notizie biografiche, a cogliere il senso che la responsabilità personale ha in questa storia. Questo ragazzo, colto ed appassionato, dotato di una musicalità quasi imprescindibile, è stato spazzato via dal mondo, da una industria turpe e blasfema, da un pubblico rozzo ed ignoto.
Restano queste perle, concrezioni cristalline che ancora brillano in qualunque notte. Forse questi sentimenti sono pericolosi per la gioventù confusa, forse sono riservati a chi ha vissuto già qualche centinaia d’anni, non so se li lascerò ai miei figli questi dischi. Certo è che la luce di cui il mondo reale è illuminato era nota al giovane Drake, ne conosceva il brillante spargersi su ogni cosa vitale, ne era rapito e tentava di descriverla come sapeva.
I miei vecchi amici (scherzo, io non ho vecchi amici) si chiedono chi rappresenti oggi questa speciale sensitività e tocco, io non so rispondere, credo che adesso un uomo così nemmeno si avvicinerebbe a Londra, agli uffici delle case di produzione, ai luoghi rituali della genia rock. Temo che la visione di uno spazio esteso e vibrante sia coltivata altrove, ormai. Vorrei che mi si desse torto.