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Più semplice e primitiva la musica, più devastante la sua mercificazione. Nel caso del blues, che nemmeno possedeva canoni o regole, l’essere inciso e distribuito provocò addirittura la nascita di un genere musicale tout court. Ogni tradizione orale esiste in una sorta di flessibilità che è la sua cifra di intelligenza, stenderla in forma documentale significa cristallizzarla, fossilizzarla in qualche modo, comunque trasformarla completamente.

Il blues era fondamentalmente una forma poetica orale, ritmata su modi africani adattati agli strumenti europei, il racconto quotidiano era la sua materia. Quando Jerry Roll Morton cominciò a tradurre su carta le strutture matematiche e armoniche più comuni, intorno al 1912, il Jazz andava consolidandosi come tradizione parallela. Per quanto riguarda le forme blues arcaiche e rurali, invece, furono i dischi a fissare i modelli e renderli memorabili agli estranei.

Apparvero i Race records, nel 1920. La forma narrativa usata da Ma Rainey e Bessie Smith, la creatura celeste scoperta da John Hammond Sr, consisteva dell’accorpare quattro strofe che avessero qualcosa in comune, adattandole ai tempi tecnici discografici, solo raramente cercavano una qualche connessione narrativa. La sezione ritmica si limitava ad un pianista o una piccola jass band.

La tradizione del blues classico è fonografica. Blind Lemon Jefferson stese la prima forma di blues rurale per conto della Paramount e dieci anni dopo Robert Johnson l’aveva fatta evolvere e maturare, sempre in quattro strofe. Ma se Bessie Smith aveva dovuto inseguire Ma Rainey attraverso tutto il sud degli Stati Uniti per acquistarne i modi, Billie Holiday e Mahalia Jackson impararono da Bessie Smith ascoltandone i dischi in Texas, nel Maryland, in Lousiana. Il fraseggio, l’intero vocabolario, tutte le formule erano ricavabili dai dischi, pronte a divenire linguaggio universale.

Il blues finì per essere la forma fondamentale della musica leggera, negli anni cinquanta. Ogni stilema rurale trasportato a Chicago e diventato elettrico era pronto per essere adottato da Elvis Presley e Chuck Berry in senso kitsch e dai Beatles, Bob Dylan e Frank Zappa verso una nuova nobiltà. Nel rock’n’roll il gioco delle variazioni sul canone dei dischi classici è tutto, e questo gioco trova sublimazione assoluta nell’esercizio multipista e ridondante degli anni settanta. Lo scopo ultimo è fare dischi: uno scopo inteso da alcuni come lavoro di costruzione paziente e meticolosa da altri come produzione di massa. Il rock è blues pietrificato.