Trent’anni fa una ipotesi come quella di Arvo Part sarebbe stata in odore di reazione, di vile resa alle insulse commozioni borghesi e di abrogazione del sacro fuoco rivoluzionario. Non soltanto nella sua Estonia sono passati settant’anni da allora; qualcosa accadde, nel 1976, che conteneva ogni germe della nostra vita futura, del suono che sta prendendo ancora forma davanti a tutti noi.

La grande qualità della musica di Part, perfino in questa semplicissima composizione che è il suo giro di boa, è totalmente apparente, non sfugge nemmeno al più distratto dei suoi ascoltatori. Questa musica funziona, come sarebbe bene funzionasse ogni composizione utile all’evoluzione umana, direttamente e senza spiegazioni. Qualcosa dentro di noi, che sopravvive indifferente alle strutture ideologiche più folli, risponde come Alina, con la più trasparente innocenza.

Intanto, molti ascoltatori di Part hanno composto, organizzato e diretto questo suono che è il vero sfondo della nostra esistenza futura, che ne siamo consapevoli o meno. Se la discrezione del maestro di cappella è l’immagine più chiara che ci arriva, è altrettanto vero che c’è una potenza risoluta, in queste costruzioni, che muta tutto ciò che tocca in sentimento umano. La sospensione del magniloquente suono contemporaneo che qui si realizza, nella sua semplicità salverà la musica.