Per interessarsi a Satie occorre cominciare non avendo interessi, accettare che un uomo sia un uomo, lasciar perdere le nostre illusioni sull’idea di ordine, di espressione dei sentimenti e tutti gli imbonimenti estetici di cui siamo gli eredi. Non si tratta di sapere se Satie è valido. Egli è indispensabile.
(John Cage)
Mi piace ricordare il fastidio di Satie, la sua insofferenza per le comode convenzioni del moralismo della società esclusiva ed autoprotettiva: una musique d’ameublement invece della musica “colta”, un oggetto industriale, utilitario: “L’Arte è un’altra cosa” ma infine la qualità che Satie ci ha mostrato non è se non Musicale. La musique d’ameublement: “ha la stessa funzione della luce, del calore e del comfort in tutte le sue forme”, una disposizione impersonale da artigiano medievale in opposizione a ogni attributo sentimentale del linguaggio musicale. Perfetto esempio sono le “didascalie” di Descriptions automathiques e di Sports et divertissements, divertenti definizioni di una materia celeste.
La risposta al lavoro di Satie, anche in Francia ai suoi tempi, fu semplicemente nulla, almeno fino agli anni 50 del XX secolo, eccetto che per gli altri compositori, per i rilevanti poeti, artisti, sfaccendati da Café Chantant. Segno probabile di valore oggettivo, la sua povertà è amabilmente coltivata, utilizzata per restare fedeli all’essenziale, al semplice, al più puro degli atteggiamenti artistici. La sua tenera ferocia serve a simulare una sciocca lievità, come un simulacro entro cui lasciar sviluppare una intelligente e forte chiarezza.
Singolarmente sottovalutata è ancora oggi la sua capacità di definizione tecnica, i piccoli ma importanti dettagli nella composizione degli accordi, il senso etereo delle divisioni di battuta, i “ritorni a” e la ripetizione continua come escamotage innovativo dell’esecuzione, il senso della semplicità che non è mai facile e tantomeno banale. Come Debussy, enormemente influenzato dalle esibizioni orientali viste all’esposizione universale dell’89, introduce elementi per esempio dal canto romeno così come dal gamelan balinese in maniera sottile, vivace ed intelligente, molto prima che questi elementi modifichino per sempre l’idea di composizione in Europa ed in America.
Ciao!
sono un “animale” innamorato della musica e del gesto di Erik Satie, trovo il tuo articolo ineccepibile…sono contento di sapere che altre persone condividono la passione per la “produzione” di quest uomo, troppo giovane in un mondo troppo vecchio!
a presto
Anch’io !! Satie è il musicista, e non solo, è anche l’umorista che prediligo . I suoi esercizi di immobilità mi faran sognare per sempre .
l’idea di collegare tutto al tempo mi piace moltissimo. molto importante per me