Se il suono di un luogo è abbastanza speciale da meritare una investigazione approfondita, che abbia una certa durata nel tempo, è certo che, più o meno consapevolmente, questa investigazione va fatta. Il suono dell’atmosfera terrestre da molti decenni è sopra ad ogni altra cosa il suono della radio. Investigare il suono della radio non risulta soltanto in una cacofonia insopportabile, potrebbe essere avvertito anche come un’onda discontinua, frammentata, un semplice materiale d’aria.
Lifeforms è un tentativo di raccogliere in modo organico un suono nel tempo, simile ad una testimonianza live in presa diretta dall’aria. Future Sounds of London è stato molte cose diverse, perchè non si può indulgere troppo in una visione pure importante ma troppo sfuggente ed informe. Il dispositivo usato da questo eccezionale duo è quello delle identità differenti, degli pseudonimi, delle carriere parallele. A sentir loro il materiale organizzato negli studi di registrazione, nelle radio e negli altri luoghi di produzione è infinito, sufficente ad impegnare un ascoltatore per l’eternità.
Non si tratta più di produrre altre “composizioni”, ma piuttosto di rendere agibile, fruibile, vivo questo immenso archivio, in un processo di riconfezionamento, riproduzione, di continui rimandi tipico proprio della produzione radio. Non vi fate ingannare, la tecnica non è facile, non è immediata e non è nemmeno alla portata dei dilettanti: questi DJ hanno una profonda cultura d’ascolto, il linguaggio adatto a rappresentarla, sufficiente sex appeal per riuscirci. Il mondo è nelle loro mani, da loro viene ogni forma di riconfigurazione del panorama sonoro, ogni struttura praticabile per musicisti ed ascoltatori è affidata alle loro cure, long live John Peel.