Sono bei tempi quelli in cui piccoli avventurieri come questi arrivano nelle nostre case freschi di stampa, quasi facilmente come Chemical brothers e Prodigy, attraverso vie che sono illimitatamente più tortuose. Questi due giovanotti tutti tesi a dimostrare l’esistenza di nuovi generi, musicali e non, hanno il delicatissimo tocco necessario per usare come materiale musicale il suono proveniente da una operazione chirurgica, da un taglio di capelli, dall’attività neurale dei pesci rossi. Tutto questo anche mentre accompagnano Bjork sul palco e dimostrano come sia la musicalità l’unica qualità umana veramente necessaria.
Ci si accorge dell’esistenza di Matmos perchè la concretezza della loro musica è supportata da una follia controllata, da un tale senso di inevitabile humour e di radicale innovazione, che è impossibile essere esposti al loro lavoro e continuare indifferenti. La teatralità che la loro performance pubblica contiene, però, davvero aggiunge soltanto elementi di curiosità e attrazione, senza nulla togliere alla rilevanza del suono.