La musica di Stockhausen si misura con la pluralità delle esperienze e tenta di riconciliare gli opposti. Se compito della musica è organizzare una istanza politica, nel senso alto del termine, etica o spirituale quello in questione è un lavoro rilevante, influente, importante. L’innovazione nel modo che una comunità ha di percepire sè stessa non può essere affidato a nessuna istituzione. L’accademia interviene quando la comunità non è più in grado di percepire sè stessa in modo completo. Perchè quella comunità non è più in grado di accettare una vera innovazione.
Il concetto tedesco di serialismo, a pezzi come tutto il paese alla fine della guerra, viene abbracciato da Stockhausen come un mezzo per l’organizzazione di un mondo in flusso, a ordinare non soltanto oggetti fissi ma le loro proprietà dinamiche, attraverso gradi interconnessi di cambiamento. Questo serialismo tenta di andare oltre l’incoerente molteplicità delle cose. Tenta cioè di trovare l’unità senza distruggere gli elementi individuali e questo significa interconnettere. Pochi compositori hanno saputo mettere da parte convenzioni superate come Stockhausen, che ha abbracciato la molteplicità.
Più tardi Stockhausen accoglie la musica intuitiva e l’improvvisazione intenzionale più fortemente di qualunque altro compositore europeo, arrivando a considerare il compositore meno come un creatore e più come un recipiente privilegiato, un vaso attraverso cui lo spirito cosmico, universale, si può incontrare. La profonda umiltà che questa azione implica è uno degli aspetti meno comprensibili, in un uomo che certo non ha mai usato la modestia nel suo presentarsi pubblico, a chiarire la fondamentale mancata coincidenza delle due condizioni.
Stockhausen tende ad una composizione labirintica piuttosto che diretta, all’americana. La compara all’approccio giapponese vecchia scuola all’architettura, per il quale metà dell’edificio è sempre nascosto. L’ascoltatore deve essere costantemente incapace di vedere ciò che arriva, in modo da partecipare egli stesso al processo creativo. Non c’è processo se il completamento è visibile dal punto di vista dell’inizio come se tutto fosse simultaneamente presente. Questa tecnica linguistica e teatrale è l’aspetto più geniale dell’intero lavoro. L’inganno del processo oltre che quello del prodotto vengono chiaramente indicati.
La concentrazione di Stockhausen sulle origini spirituali della musica, sulla sua rilevanza sociale, sulle implicazioni estetiche dei processi tecnici forniscono uno squarcio essenziale sulla sua mente ed i suoi metodi. E’ stato un visionario sia intuitivo che intellettuale, tecnicamente un maestro, un mistico, un musicista pratico e radicato, guidato dai sogni e dalla poesia e per quanto alcune delle sue visioni possano sembrare infantili e naive e paradossali, ammirare la sua energia, coraggio e originalità è facile.
[…] o di poco precedenti istanze Bitches Brew o Stimmung, con le quali rispettivamente Miles Davis e Karlheinz Stockhausen indicavano la strada da seguire per emanciparsi dal grigio passato « Sun Ra – […]
[…] tra i nostri contemporanei. Di certo, un importante contributo alla comprensione del panorama di Karlheinz Stockhausen, che se non ha contemplato apertamente la gioia ed il divertimento, di certo non li ha mai negati. […]
[…] è indebitata con John Cage, la musica di cui amiamo occuparci ( e con Karlheinz Stockhausen, Lamonte Young, George Russell) quanto potrebbe esserlo con quella dimensione iperspaziale a cui la […]